Il Dialetto Romanesco

Per quanto riguarda la parola "romanesco" esistono attualmente varie scuole di pensiero che cercano di rappresentare al meglio il significato del termine. Queste sono le definizioni più diffuse:

"Ciò che oggi s'intende con dialetto romanesco (o romano) è un codice linguistico molto simile all'italiano, tanto da essere considerato spesso più una "parlata" (un accento) che un dialetto. Tipologicamente può essere considerato un dialetto nel senso anglo-francese ma non nel senso italiano.

Il romanesco appartiene al gruppo dei dialetti mediani, ma diverge da essi in alcuni tratti tipicamente toscani (a cominciare dal raddoppiamento fonosintattico), diffusi in città durante il Rinascimento dalle allora cospicue (e ricchissime) nationi toscane di stanza a Roma e dalla Corte papale. La sua grammatica perciò si discosta poco da quella italiana, fondata com'è appunto sul toscano, e un italofono può capire agevolmente gran parte di un discorso in romanesco. Specialmente nei parlanti appartenenti ai ceti più bassi, il romanesco presenta una ricchezza di espressioni e modi di dire decisamente notevole, in continuo sviluppo. La distanza che separa la varietà contemporanea di romanesco da quella consacrata nella letteratura dialettale classica (quella del Belli) va sempre più aumentando."

Romanesco viene da un vocabolo latino: romanice. Pensate ai tempi dell’impero: Roma sotto Traiano aveva oltre un milione di abitanti: pensate che tutti parlavano latino? Ma quando mai! Il latino veniva usato negli atti ufficiali (quindi era scritto) e al massimo era parlato in Senato o tra i “colti” e i potenti: ma la massa del popolo che veniva da tutte le parti del mondo, come si esprimeva? In un linguaggio molto diverso dalla lingua “ufficiale”: si esprimeva nel “romanice loqui” ovvero: nel “parlare alla romana”. Coi secoli, questo “romanice” si è trasformato in “romancio”, “romançe”, “romanzo”, “romanico”, fino a romanesco.

Perchè si usa il termine "romanesco" e non "romano" ? Su questo si è molto dibattuto:

Per lo studioso e ricercatore SANDRO BARI (Direttore della nota e prestigiosa rivista culturale VOCE ROMANA), si deve dire senza ombra di dubbio "Dialetto Romano" e dice tra le altre cose: Un milanese ad esempio non chiama il suo dialetto "milanesco" ma "milanese", ecc..

Per l'ACCADEMIA ROMANESCA ed altri il dialetto di Roma si chiama romanesco. C'è da dire però che spesso gli abitanti dell’Urbe a volte chiamano il loro dialetto "romanaccio" (ma non in senso dispregiativo..). Ma di solito non lo chiamano in alcun modo… e ciò perché la situazione linguistica in città è radicalmente differente rispetto al resto d’Italia (Toscana esclusa). Il romanesco non va confrontato (o parallelato ) con il veneziano, il milanese o il napoletano o il genovese (che sono vere e proprie lingue “geneticamente” autonome rispetto al fiorentino, seppur da quest’ultimo nel corso dei secoli pesantemente influenzate), quanto con gli italiani regionali parlati a Venezia, Napoli o Genova.

In pratica il romanesco è impiegato naturalmente (in misura più o meno marcata) dalla stragrande maggioranza dei romani in qualsiasi occasione che non richieda un qualche grado di formalità. La transizione da italiano a dialetto avviene senza alcuna soluzione di continuità nella coscienza del parlante; semplicemente si comincia a parlare in maniera più libera e rilassata se il contesto lo richiede (o lo permette).

Il termine "romanaccio" (che porta con sé quell’evidente suffisso spregiativo) viene a volte impiegato dai romani proprio perché non c’è opposizione tra italiano e dialetto; quest’ultimo di conseguenza tende ad essere considerato una varietà bassa dell’italiano, e non un “oggetto” linguistico a sé stante.